Laura Grisi, Galleria Errepi, Bologna, 1964 Courtesy Laura Grisi Estate, Roma e P420, Bologna
“Il mio scopo in Rainbow (1968) era quello di creare un orizzonte all’altezza degli occhi, che attraversasse le quattro pareti di una stanza e rendesse visibili tutti i colori dello spettro che l’aria, che è incolore, lascia passare. Ho ottenuto questo effetto illuminando un prisma, che è il modo più semplice ed elementare per scomporre i colori dello spettro. Quello che volevo era avere un arcobaleno all’interno di una stanza.” (cit. Laura Grisi)

Laura Grisi, Senza titolo, 1964, Courtesy Laura Grisi Estate, Roma e P420, Bologna Foto Carlo Favero, Bologna.
Il viaggio di Laura Grisi, artistico e in luoghi remoti, attraversa geografie senza limiti. Considerata tra gli esponenti della Pop Art, il suo lavoro non scivola in uno spazio verticale, definito, esula e lascia uno sguardo che sovverte la nostra percezione.
E’ in corso alla Galleria P420 di Bologna la personale “The Endless Diagram”. Fino 24 Gennaio 2026, a cura di Marco Scotini.
La mostra presenta una serie di lavori inediti, scoperti recentemente e realizzati dall’artista nei primi anni ’60, in un dialogo senza interruzione con le opere del decennio successivo.
La Grisi esordisce nel 1964 a Roma, anni in cui “condensa le sensazioni astratte in immagini”, si forma a Parigi all’École des Beaux-Arts, legge moltissimo, lavora nell’atelier teatrale dei russi “Dobuzhinskys”, in cui apprende la fiction, re-inventa materiali non-esistenti, che la portano alla sua prima opera “Neon Paintings”. Si appassiona di geometria, logica, gravità e relatività. Rientrata a Roma, incontra Folco Quilici. Partono insieme: le Ande, Bolivia, Argentina, Buenos Aires e poi ancora Africa e Polinesia, in contatto, attraverso la sua lente focale, con culture, pratiche e rituali ancestrali destinati a scomparire. Durante questi anni, fotografa i fenomeni naturali e ne simula, più tardi, la presenza in uno spazio: i Monsoon in Asia, la pioggia sugli atolli, la refrazione ottica nel deserto del Chad.

Wide Angle, Courtesy Laura Grisi Estate, Roma e P420, Foto Carlo Favero.

Laura Grisi. Hypothesis about Time (Ipotesi sul tempo) Courtesy Laura Grisi Estate, Roma e P420, Bologna. Foto Carlo Favero.
Tornata in Italia, sviluppa studi in cui, l’oggetto, lo spazio, il fenomeno in natura, non sono mai univoci ma in movimento, rappresentati con fotografie, note musicali, segni grafici e numeri che l’artista decompone, come in un gioco di specchi, attraverso processi di permutazione matematica.
Nei lavori “Scrittura n.5” o in “Parentesi” in esposizione oggi alla Galleria P420, si fondono sulla tela la nostra percezione visivo-pittorica, dai colori nebbiosi e la rappresentazione di numeri, che sono essenza delle cose, racchiusi in cornici sospese. Gli uni dentro gli altri, evocano, come geroglifici, un ordine misterioso.
In Hypothesis about time (1975) un cronometro viene fotografato per 360 volte, moltiplicando un secondo di tempo, si ribalta così l’illusione di un ordine lineare e “Il futuro diventa una cosa del passato.”

Laura Grisi, Senza titolo, 1964, Courtesy Laura Grisi Estate, Roma e P420, Bologna Foto Carlo Favero.
Il diagramma è il linguaggio dell’artista, tra ragione e istinto, illumina la natura mutevole di tempo e spazio, portando con sé ogni misura, ogni visione.
L’artista (Rodi 1939- Roma 2017), ha partecipato alla Biennale di Venezia del 2022, esposto al Mamco di Ginevra e al Muzeum Susch. Le sue opere sono parte della collezione permanente della Tate Gallery e Centre Pompidou.


Lascia un commento